I primi luoghi di espressione di questa “comunità corale” sono le case private dei cantori e i già citati iscopiles che gravitano intorno al Corso Garibaldi. Sempre in Coro di Nuoro e dintorni si legge:
“Le esperienze canore extra ecclesia, in sostanza, tendevano a verificare la conciliabilità del canto vocale più colto e gentile, con il canto profano più tradizionale”.
La principale fonte di ispirazione musicale è il canto a tenore, senza però dimenticare i canti a chitarra, quelli delle confraternite (sas crofarias), i canti femminili a sa labadoria e quelli funebri (attitos).
È così che in quel 1952, in un ambiente ricco di stimoli, alcuni giovani sui vent’anni, coordinati da Mario Ganga, cominciano a cantare insieme, dando vita al primo coro di ispirazione popolare in Sardegna, il primo coro a quattro voci maschili di quella scuola che non a caso, in seguito, verrà definita nuorese.
Nasce così il Coro di Nuoro, che già nel 1953 vince il primo premio alla Cavalcata Sarda a Sassari. La figura di Mario Ganga è fondamentale: con la sua capacità organizzativa, la sua sensibilità e la sua lungimiranza individua e fa incontrare giovani musicisti e cantori. Ganga individua in Banneddu Ruju la figura ideale per dirigere la formazione. Il direttore lavora alle prime armonizzazioni di canti profani nuoresi costruendo un primo repertorio, ma la sua esperienza sarebbe stata breve e già l’anno successivo le strade fra il gruppo e il suo maestro si separano.
Tra il ’54 e il ’55 avviene uno degli episodi più importanti della storia del sodalizio: la partecipazione alla trasmissione televisiva e radiofonica Il campanile d’oro, un concorso musicale fra regioni, nel quale la Sardegna è rappresentata anche dal Coro di Aggius, dai fratelli Medas e da un quartetto nuorese composto da armonica, trunfa, foglia dell’edera e chitarra.
Per il Coro, coordinato in quella circostanza da Umberto Pintori, è un successo.
A quel successo segue un periodo altalenante, dovuto agli impegni di studio e lavoro di numerosi componenti.
Sono anni in cui è vitale, per la prosecuzione delle attività, l’apporto di Romano Ruju – celebre poeta, romanziere e drammaturgo – che contribuisce con la sua personalità e il suo carisma al primo cambiamento generazionale nella storia del gruppo.
Tra la fine degli anni ’50 e l’inizio dei ’60, dunque, arrivano nuove leve, e, grazie allo stimolo di un poco più che ventenne Peppanzelu Deiana, valente cantadore, il Coro inizia a dedicarsi anche al canto a tenore individuando al suo interno una formazione in grado di interpretare le melodie e le sonorità di questa antichissima tradizione.